madonnaLa chiesa di Santa Caterina da Siena sorge, come la prima chiesa in elementi prefabbricati aperta il 29.04.1970, al centro della parrocchia, in un vasto spiazzo che mette in grande evidenza ilnuovo edificio di culto nella linearità della costruzione e nella purezza e slancio della sua architettura.
Si eleva a pianta ottagonale e si conclude con una lucerna a forma piramidale che dall’interno lascia trasparire con grande effetto il cielo e dall’esterno consente l’irrompere della luce del giorno.

E’ stata progettata dall’ing. Paolo Zerial, chene ha diretto i lavori di costruzione dalla posa della prima pietra, benedetta dal Vescovo Lorenzo Bellomi il 14 ottobre del 1995, alla consacrazione effettuata dal Vescovo Eugenio Ravignani il 18 dicembre 2005.
Pur sobria ed essenziale nell’arredo, la chiesa è arricchita da opere di vero rilievo artistico e di grande significato: il mosaico absidale, la Cappella del Santissimo con la vetrata di ingresso, la Via Crucis ad intarsio, l’effigie della Madonna della Città, il rosone sul portale, le vetrate perimetrali, l’organo Mascioni.

 

IL MOSAICO ABSIDALE

L’opera maggiore è indubbiamente il mosaico incluso in uno scomparto arcuato della parete di fondo. all’entrare in chiesa lo sguardo ne è subito attratto. E’ una composizione, realizzata nel 2005 dalla Scuola del Beato Angelico di Milano. S’impone, oltre che per le dimensioni, per la ricchezza di simboli e allegorie, per la singolarità delle immagini, per il tripudio dei colori, per il suo grande ermetismo. E’ la trasposizione molto fedele della visione descritta dall’ultimo Libro della Sacra Scrittura, l’ Apocalisse. In particolare il mosaico trae ispirazione dai capitoli 21 e 22 del testo sacro. “L’Angelo mi trasportò in spirito su un monte grande ed elevato e mi mostrò la città santa, Gerusalemme… risplendente della gloria di Dio… la città n
on ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’ Agnello… mi mostrò poi un fiume di acqua viva limpida come il cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dall’ Agnello. in mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita…”.

Incastonato nella struttura architettonica, il quadro riempie lo spazio modulandosi fondamentalmente su cinque cerchi: due pieni e tre aperti verso il basso. Ogni cerchio raccoglie, evidenziandolo, un particolare della visione che, nella sua interezza, esprime allegoricamente l’opera di salvezza compiuta da Cristo. Di Lui viene messa in risalto la morte e la resurrezione redentrice, la potenza messianica, la pienezza dello Spirito, che egli possiede e dona a quanti l’accolgono. Al centro del quadro sta Cristo raffigurato come Agnello. E’ l’ agnello della prima pasqua degli Ebrei all’uscita dell’Egitto (ES. 12,13), segno della libertà riacquistata. L’ agnello “servo di Jahwe” del profeta Isaia, immolato per la salvezza dei molti (Is 53) ed è l’agnello indicato da Giovanni Battista come colui che “toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29) dando la sua vita in sacrificio. L’Agnello è sgozzato, da una ferita del suo collo sgorga un fiotto di sangue. Ed è in piedi, non accasciato. Cristo è morto ed è risorto.Dietro l’ Agnello si staglia un albero profondamente innestato in un globo, simbolo della terra. Ha una grande chioma.
 E’ l’albero della vita, l’albero simbolo d’immortalità piantato dal Creatore n
el paradiso terrestre assieme all’albero del bene e del male (Gn 2,9). Con il peccato la morte è entrata nell’esistenza dell’uomo. L’albero diventa albero della vita quando diventa la Croce sulla quale Cristo muore in offerta di espiazione. Per quella morte, all’ uomo è ridonata la vita e l’immortalità.
L’ Agnello e l’ Albero sono circoscritti da due cerchi. L’ Agnello è esaltato da un cerchio dai colori dell’iride. Richiama l’arcobaleno apparso alla fine del Diluvio, distruttore dell’umanità colpevole di aver abbandonato Dio, di cui parla il Genesi. L’arco dei sette colori divenne simbolo della riappacificazione. Il Creatore promise: “Io stabilisco la mia alleanza con voi: non vi sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più diluvio devasterà la terra” (Gn 9,11). Cristo è colui che ha riconciliato Dio con l’uomo ed ha riportato l’uomo in comunione con Dio: “E’ stato Dio a riconciliare con sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor 5,12). Ai piedi dell’Agnello sullo stesso arco compaiono sette fiamme mentre sull’alto della chioma dell’albero compaiono dodici frutti, sono i dodici apostoli. Le fiamme e gli apostoli sono allegoria della Chiesa, alla quale è affidato il ministero della riconciliazione. Infine, al di sopra del cerchio che racchiude l’albero, c’è la scritta: ”Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello”. E’ chiara allusione all’Eucarestia. Posando lo sguardo alla metà
inferiore del mosaico si vede un ampio semicerchio aperto verso il basso: contiene un mare “trasparente simile al cristallo”. Nell’antichità il mare ha sempre rappresentato il pericolo, la morte, il male. Qui esso rappresenta una forza ostile a Dio. Una forza demoniaca che dev’essere combattuta e vinta. dio, intervenendo nella storia dell’uomo, la vince e trasforma il mare da causa di morte in causa di redenzione. Cos’ è avvenuto all’uscita d’Israele dall’Egitto. Inseguiti dall’esercito egiziano gli Ebrei, protetti da Dio, hanno attraversato il Mare Rosso e sono giunti a salvezza. Gli Egiziani sono rimasti sommersi dall’acqua. Nel quadro altre acque sono raccolte in un cerchio minore ed attorniato l’Agnello: sono acque vive e vivificanti, simbolo di quello Spirito che ha originato la prima creazione (Gn 1,1) ed ha originato la seconda creazione scaturita dalla morte di Cristo. Al limite del grande cerchio che conclude la composizione, a destra e a sinistra, è disegnata una sequenza di costruzioni fantastiche in prospettiva: “L’angelo … mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente dalla gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino” (Ap 21,10), la Gerusalemme celeste, emblema della salvezza compiuta da Cristo. Luminosa, ricoperta di pietre preziose e di splendore, è riflesso di solidità e della gloria divina. Sulle mura della città costruita a quadrilatero, si aprono dodici porte orientate verso i quattro punti cardinali: rievocano le dodici tribù d’Israele e i dodici Apostoli. Attraverso quelle porte le genti d’ogni parte della terra entrano per la predicazione degli Apostoli e formano il nuovo Popolo di Dio. La visione descritta splendidamente dall’opera musiva sembra non concludersi ai piedi della parete. Sembra estendersi in modo ideale fino a comprendere l’intero presbiterio della chiesa. E’ la stessa lettura teologico liturgica, che è stata adottata per comprendere i tratti della raffigurazione simbolica, che spinge ad interpretare l’arredo sacro collegandolo con i simboli del mosaico, L’altare è luogo su cui, ogni qualvolta è celebrata la Santa Messa, si compie l’immolazione dell’Agnello; l’albero croce, segno di morte diventa fonte di vita; l’acqua zampillante si versa vivificante a purificare e rigenerare: si attua la riconciliazione, di cui l’arcobaleno rimane segno; pronunciate dal sacerdote risuonano al momento della comunione le parole: “Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello” scritte sull’alto dell’albero. La sede del celebrante, attorniata dalle sedi dei concelebranti, è il Trono dell’Altissimo, della visione dell’Apocalisse, accanto al quale stanno i ventiquattro vegliardi, partecipi dell’opera di salvezza. L’assemblea dei fedeli, infine, è la Chiesa, già e non ancora, la Gerusalemme celeste. Della composizione è l’Agnello il fulcro. E’ lui la luce della Città celeste ed è la luce per il Popolo di Dio. Dell’Agnello mistico e del suo sangue salvifico è pervarsa tutta la spiritualità e l’ascetica di Santa Caterina da Siena. Il simbolismo non tradisce il discorso realistico. Ha un contenuto ed una dimensione propria che possono superare la parola detta o scritta ed esprimere realtà vere e profonde che solo una lettura attenta e completa fa conoscere e comprendere.

cappellaLA CAPPELLA DEL SANTISSIMO
Sulla parete di fondo, alla destra del presbiterio, si apre l’accesso alla Cappella in cui si custodisce l’Eucarestia. La porta d’ingresso, costituita da una vetrata, è decorata da una imponente fiamma di fuoco che sta ad indicare la presenza di Dio. Richiama il roveto ardente, di cui il Libro dell’Esodo, che appare d’improvviso a Mosè sul Monte Oreb. In quel roveto Dio ha parlato a Mosè dicendo:”Ho udito il grido del mio popolo e sono sceso”.

Nell’Eucarestia Cristo presente, si fa vicino ad ogni persona. La Cappella è il luogo della sosta, del raccoglimento, della preghiera e della comunione in cui non c’è solo il “tu per Tu con il Signore” ma ci sono “i molti che per l’Eucarestia diventano uno”.
Nel Dialogo della Divina Provvidenza Santa Caterina parla con il Signore:”Tu sei fuoco che arde sempre e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell’anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza e illumini la mente con la tua luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la Tua verità”.

 

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LA VIA CRUCISviacrucis2

Lungo le pareti della chiesa si trovano, con la cadenza del percorso immaginato dalla tradizione cristiana, le quattordici “stazioni” della Via dolorosa. Rappresentano i luoghi e i momenti dell’ultimo percorso compiuto da Gesù a Gerusalemme verso la morte: dal Pretorio di Pilato al Calvario e al sepolcro.
Le raffigurazioni sono state disegnate nel 1966 dal pittore triestino Augusto Cernigoj ( 1898-1985 ). La loro trasposizione in intarsio ligneo è dovuto ad Manuela Marassi, allieva dello stesso Cernigoj. Con una tavolozza composta da settanta tipi di essenze lignee dello spessore di 6/10 di millimetro, l’autrice, ha riprodotto fedelmente in lunghi anni di lavoro i disegni del maestro dando vita ad un’opera di grande significato di fede oltre che di valore artistico.

madonna1.2MADONNA DELLA CITTA’ Nella Cappella del Santissimo è esposta un’immagine della Vergine Maria. E’ stata realizzata da Manuela Marassi con la stessa tecnica

usata per riprodurre le stazioni della Via Crucis del Cernigoj. Rappresenta la Madre di Gesù, alla quale l’autrice dà il titolo di Madonna della Città desiderando edere in Lei la protettrice della città di Trieste.
La tarsia, quasi mosaico di essenze lignee di diversa coloritura, rivela, oltre che un’ammirabile perizia, grande passione e dedizione, essendo richiesta per la composizione spiccato senso estetico e lavoro minuzioso e paziente molto prolungato nel tempo. L’immagine, nell’insieme e nei particolari, appare di singolare finezza.

 

 

 

 

vista da esterno IL ROSONE Il rosone che sovrasta il grande portale d’ingresso e che, esternamente, abbellisce grandemente la facciata dell’edificio, è opera dell’artista veronese Albano Poli e realizzazione di ArtePoli di Verona. La raffigurazione circolare, frequente nel disegno dell’artista, simboleggia il cuore umano. Il cerchio è figura geometrica in cui inutilmente si cercherebbe un punto d’inizio o un punto di termine. Inoltre, nel cerchio il cromatismo oscuro di fondo vuole rendere la complessità dei moti dell’animo in cerca della verità.

I moti sono provati dall’amore. La vivacità del contrasto tra il rosso, allusivo alle fiamme dell’amore, molto presenti anche negli scritti di Santa Caterina, e la luminosità dei frammenti di giallo, piccole chiarezze raggiunte nel cammino verso la verità, esprime il tormento de4l cuore. L’intero disegno appare come forte paradigma di quanto prova chi vive l’esperienza dell’amare intrisa della fatica del ricercare le verità, che, se pur intermedie, sono poste lungo un cammino verso la Verità ultima.

LE VETRATE PERIMENTRALI
Sono tutte opere del Progetto Arte Poli di Verona. Anche la decorazione di queste vetrate, come il mosaico dell’abside, trae ispirazione dal Libro dell’Apocalisse. Sono stati scelti i quattro elementi simboli della creazione: il fuoco, la terra, l’aria, l’acqua. Essi sono parimenti simboli delle quattro stagioni e simboli dei quattro esseri viventi: l’uomo, il leone, il toro e l’aquila, che fin dal secondo secolo sono stati presi a simbolo degli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La creazione, la natura, l’uomo, le stagioni sono in adorazione di Dio, sommo creatore, artefice di un assoluto ordine cosmico e principio della vita. Tutto l’universo ruota attorno al Trono dell’Altissimo.
Sono significativi i colori usati: il bruno e il verde evocano la terra, il rosso vivo il fuoco, l’azzurro/blu l’acqua e l’azzurro chiaro l’aria. L’intero cosmo è sospinto da un vortice che si rigenera continuamente in un moto perpetuo: dalla terra prende vita il fuoco che, mosso dal vento, s’innalza a lunghe spire verso il cielo ed è smorzato dalla pioggia, che placa l’ardore.
E’ raffigurato così lo scorrere delle stagioni e del tempo e verso l’eternità, in cui non saranno né tempo né stagioni, ma ci sarà l’uomo, creatura amata da Dio.

battisteroIL BATTISTERO
A destra del presbitero e della Cappella del Santissimo la parete dell’ottagono si apre ad un ampio spazio, che, pur rimanendo inserito nell’unico edificio sacro, è a sé stante. E’ il battistero, luogo che caratterizza una chiesa parrocchiale. Il suo centro è costituito dal Fonte battesimale simbolicamente rappresentativo di una polla sorgiva, che infonde vita a quanti ricevevano l’acqua del sacramento del Battesimo.

La vasca battesimale ricavata da un blocco di marmo è a forma ottagonale, e ripete la forma ottagonale degli antichi Battisteri situati all’esterno della chiesa.

La collocazione del Battistero in questa chiesa di Santa Caterina suggerisce un collegamento essenziale tra i tre punti liturgici chiave dell’intero edificio: l’Ambone, posto sul presbitero a sinistra dell’altare, il Fonte, posto alla destra del presbitero, e l’Altare, posto al centro del presbitero. L’Ambone è il luogo dell’evangelizzazione, dell’annuncio della Paola di Dio. Il Fonte è il luogo del sacrificio di Cristo, della salvezza e della comunione.

La Cappella battisteriale è decorata da vetrate istoriate. Anche questa istoriazione tra motivo dalla Sacra Scrittura. “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque”: la splendida espressione con cui si apre il Genesi, il libro che descrive le origini del mondo e dell’uomo, evoca l’assoluta trascendenza e presenza di Dio e la sua azione creatrice. Egli dà esistenza e senso ad ogni realtà. Lo “spirito” è il soffio misterioso divino, che prende forma come una colomba, che squarcia il cielo e scende ad animare le creature. La luce che dall’esterno filtra nel battistero si nutre degli azzurri e dei gialli luminosi delle vetrate e per un effetto naturale “bagna” il Fonte battesimale evocando lo Spirito santo che rende l’acqua suscitatrice di vita.

organo1L’ORGANO

E’ l’Opera 1171 della Casa Organaria Mascioni di Azio Val Cuvia ( Varese ). E’ stato inaugurato il giorno della dedicazione della chiesa e successivamente benedetto in forma solenne dal parroco don Pier Emilio Salvadè il 29 aprile 2006.
E’ posto in un vano rialzato della parete a sinistra del presbiterio, dove è stata realizzata la cantoria in aggetto con ottima vista dell’altare. Si presenta con un prospetto di canne sonanti ripartite in più campate, che seguono l’inclinazione del soffitto e chiudono la cassa in legno di quercia dello strumento.
Questa è la descrizione tecnica: le tastiere sono con tasti diatonici di bosso e cromatici di ebano. La pedaliera è a tasti paralleli di rovere. La registrazione a pomello è disposta ai lati delle tastiere. Le trasmissioni sono meccaniche per i tasti e i pedali ed elettriche per i registri. I somieri sono in rovere con i ventilabri di abete. Le canne sono di metallo in lega di stagno e piombo con percentuali di stagno variabili tra il 30 e il 90%, conformemente alle caratteristiche sonore del registro. Le canne in legno sono in abete massello senza nodi. Accordatura di tipo equabile 440 Hz a 20°. Le tastiere sono due di 58 note ciascuna mentre la pedaliera è di 32 note. In complesso sono 1280 le canne e 22 i registri.