Domenica 11 aprile – seconda di Pasqua – della Divina Misericordia

Prima Lettura: Dagli Atti degli Apostoli (At 4, 32-35)

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.

Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.

Nessuno, infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Seconda Lettura: Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1 Gv 5, 1-6)

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.

In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo, infatti, consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.

E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue.

Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

Vangelo: Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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ANCORA BUONA PASQUA!

(don Tonino Bello)

“O Signore risorto, donaci di fare l’esperienza delle donne

il mattino di Pasqua.

Esse hanno visto il trionfo del vincitore,

ma non hanno sperimentato la sconfitta dell’avversario.

Solo tu puoi assicurare che la morte è stata vinta davvero.

Donaci la certezza che la morte non avrà più presa su di noi.

Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati.

Che le lacrime di tutte le vittime della violenza e del dolore

saranno prosciugate come la brina dal sole della primavera.

Strappaci dal volto, ti preghiamo, o dolce Risorto,

il sudario della disperazione

e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.

Donaci un po’ di pace. Preservaci dall’egoismo.

Accresci le nostre riserve di coraggio.

Raddoppia le nostre provviste di amore.

Spogliaci, Signore, da ogni ombra di arroganza.

Rivestici dei panni della misericordia, e della dolcezza.

Donaci un futuro pieno di grazia e di luce

e di incontenibile amore per la vita.

Aiutaci a spendere per te tutto quello che abbiamo e che siamo

per stabilire sulla terra la civiltà della verità e dell’amore

secondo il desiderio di Dio. Amen”

Tommaso non c’è. Non ha visto il Signore. Non può vederlo perché deve vedere e toccare, per credere. Forse anche tu pensi che solo ciò che si vede e si tocca è vero. Se esiste solo ciò che puoi misurare e riprodurre in laboratorio, allora anche l’amore non esiste. Puoi vedere, toccare, pesare l’amore di tua moglie o riprodurre in laboratorio l’affetto di tuo figlio? Ci sono cose che sperimenti senza vedere o toccare. Ne vedi solo gli effetti, ma non la sostanza. Così anche Dio.

Gesù ritorna per incontrare Tommaso. Lo invita a mettere il dito nei buchi dei chiodi e la mano nel costato. È quello che chiede a te. Anche tu devi mettere il dito, devi entrare in quella ferita, nella tua ferita, nel tuo male, nella piaga del corpo del Signore. Devi toccare l’impronta del chiodo, il vuoto del chiodo, per ricordarti che non c’è più. Devi mettere la mano nel suo costato, dentro la parte squarciata e il cuore ferito. Devi toccare il sangue e l’acqua che sgorga dal suo cuore, per farti rigenerare, per farti salvare. Devi sentire e provare anche tu, che quello è veramente il corpo del Signore!

Ora che lo hai sperimentato non puoi più, non credere, ma diventi credente. Ora puoi dire: “Mio Signore e mio Dio”. Si, sei proprio tu, il mio Dio. Il mio Signore, il mio tutto, il mio centro, il mio inizio, la mia meta.

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