Domenica 4 agosto – diciottesima tempo ordinario B

Prima Lettura: Dal libro dell’Esodo (Es 16,2-4.12-15)

In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mose e contro Aronne.

Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mose: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà à raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».

La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mose disse loro: «E il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

Seconda Lettura: Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 4, 17. 20-24)

Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Vangelo: Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 24-35)

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

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Dammi oggi il pane quotidiano…

Ernesto Olivero

Dammi, oggi, il pane quotidiano…
Il pane della speranza,
per dare speranza.
Il pane della gioia,
da poter spartire.
Il pane dell’intelligenza,
per varcare l’impossibile.
Il pane del sorriso,
da trasmettere agli altri.
Il pane della misericordia,
perché possa ricevere e dare perdono.
Il pane del dolore,
da condividere.
Il pane della grazia,
per non attaccarmi al male.
Il pane della fraternità,
per diventare una cosa sola con i miei fratelli.
Il pane del tempo,
per conoscerti.
Il pane del silenzio,
per amarti.

Farsi pane

R. Prieto

Può essere bello, ma non è certo facile farsi pane.
Significa che non puoi più vivere per te, ma per gli altri.
Significa che devi essere disponibile, a tempo pieno.
Significa che devi avere pazienza e mitezza, come il pane
che si lascia impastare, cuocere e spezzare.
Significa che devi essere umile, come il pane,
che non figura nella lista delle specialità;
ma è sempre lì per accompagnare.
Significa che devi coltivare la tenerezza e la bontà,
perché così è il pane, tenero e buono.

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